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7 Settembre 2023, giovedì    18:00

Elisabetta de Mircovich

voce, symphonia, viella, violoncello barocco

Matteo Zenatti

voce, arpa salterio, arpa rinascimentale

Amor scortese. schiavitù d’amore

Benedetto Ferrari

Voglio di vita uscir

Stefano Landi

Chiudete gli orecchi

Raimbaut de Vaqueiras

Guerra ni plaitz no so bon

Anonimo

Dulcis amor

Claudio Monteverdi

Sì dolce’l tormento

Hildegard von Bingen

O dulcissime amator, o dulcissime amplexator

The Velvet Underground

Venus in furs

Oswald Von Wolkenstein

Es seusst von orient

Francesco Landini

S’i ti son stato

Magister Piero

Con dolce brama

Fabrizio De André

La ballata dell’amore cieco

Depeche Mode

Master and Servant

La sofferenza d’amore, che incatena gli innamorati in una prigione più o meno dorata, è stata, è e sarà molto probabilmente rappresentata, cantata e dipinta nell’arte di ogni tempo.
In questo vagabondaggio musicale e temporale partiremo dal XII secolo, epoca in cui nasce la teorizzazione del cosiddetto amor cortese, o meglio, il fin’amor.
Andrea Cappellano, nella sua opera filosofico-didattica De amore, ne definisce i principi basilari che ispireranno le coeve liriche dei trovatori in lingua d’oc, come quelle dei successivi minnesänger tedeschi.
La libertà e la spregiudicatezza del sentimento a volte sono descritte con straordinaria intensità, fuori dagli schemi della docile dedizione all’amata, come nella cansodi Raimbaut de Vaqueiras, dove l’uomo si sottomette all’amata quasi odiando se stesso per essere completamente dedito a lei.
La sofferenza amorosa, però, non è solo causata dalla condizione di schiavitù, ma anche dalla lontananza o dal distacco degli amanti: il cosiddetto amor de lonh, ovvero il desiderio non appagato, la nostalgia di gioie mai gustate, viene cantato spesso nella lirica dei trovatori, mentre nello stesso secolo anche la badessa renana Hildegard von Bingen, nella sua Simphonia virginum, canta di Cristo come di un amante lontano.
E ancora, il tipico genere della canso de alba, in cui due amanti clandestini si svegliano troppo tardi e devono lasciarsi frettolosamente per paura di essere scoperti e disonorati, continua fino al Quattrocento nella sconcertante Es seusst di Oswald von Wolkenstein in un crescendo di trasporto erotico e di tensione melodica.
Amor cortese e ‘scortese’ convivono fin dagli esordi: lamentele, invettive e doppi sensi emergono nei testi di canzoni di ogni tempo, dai Carmina Burana all’Ars Nova italiana, alle arie di Cinque e Seicento: ovunque amanti abbandonati, afflitti per un amore non corrisposto, donne sedotte con l’inganno o altre che rivendicano la propria indipendenza amorosa.

Il nostro programma si spinge quasi fino ai giorni nostri, con una breve incursione nel repertorio di un moderno trovatore, il nostro Fabrizio De André, e nella new wave inglese, con tre brani decisamente scortesi; sebbene si tratti di supremo vassallaggio amoroso, non è altro che la teorizzazione di Andrea Cappellano portata all’estremo: servitium amoris, ovvero il comandamento per cui l’amante deve porsi al completo servizio della figura femminile, intesa come una creatura superiore ed irraggiungibile.

Chiostro Albini

Musei civici agli Eremitani Italia

Biglietti 5€
disponibili presso il circuito 2tickets.it; presso Gabbia Dischi, via Dante 8;
al botteghino del concerto

in caso di maltempo il concerto si terrà in Sala del Romanino

Musica al Museo
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