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12 Gennaio 2022, mercoledì    20:15

Benjamin Alard

clavicembalo

in memoriam Gustav Leonhardt

Johann Sebastian Bach

Il Clavicembalo ben temperato, Parte I BWV 846-869

Benjamin Alard, dopo gli studi in Francia, si è perfezionato alla Schola Cantorum Basiliensis diplomandosi giovanissimo in organo con J-C. Zehnder e in clavicembalo con J-A. Boetticher e A. Marcon. Subito dopo, nel 2004, si affermò al Concorso di Bruges. Presiedeva la giuria Gustav Leonhardt, che subito ce lo segnalò.
Alard nel 2007 vinse anche il concorso organistico G.Silbermann a Freiberg. Sono gli anni (2005-2007) in cui viene invitato da Sigiswald Kuijken a collaborare con La Petite Bande, con cui poi ha realizzato anche progetti autonomi, come direttore e solista con i concerti per organo di Haendel e cantate di Bach.
La carriera successiva di B. Alard ha mantenuto tutte le promesse dei suoi straordinari esordi ed oggi Alard, sia come clavicembalista che come organista, è un nome di riferimento nella musica antica.
Bach è naturalmente al centro della ricerca musicale di Alard: dai primi CD per Alpha fino alla integrale di tutte le opere per strumenti a tastiera, che sta realizzando per Harmonia Mundi e di cui sono già usciti i primi 4 volumi. Così come a livello concertistico Alard ha partecipato a varie integrali bachiane: nel 2009 a Parigi e nel 2012 a Barcellona.
Nella ricorrenza (1722-2022 ) del I° Libro del Clavicembalo ben temperato, Alard – come Anderszewski nel concerto inaugurale – ce lo propone con una propria, diversa organizzazione dei numeri che lo compongono.

Studiare e suonare Il clavicembalo ben temperato di Bach è un’esperienza speciale. Non è noto se Bach originariamente avesse pianificato di scrivere due libri. Il primo volume mette comunque in rilievo, in prima di copertina (dopo il frontespizio che descrive il temperamento desiderato), il fatto che si tratta di un’opera destinata all’apprendimento, in particolare per giovani desiderosi di acquisire abilità musicali. Ma cosa imparano? A comporre? A suonare? A trasporre? Ad improvvisare? E tutto ciò nei dodici toni maggiori e minori contemporaneamente? Questo rimane il mistero del libro. Riunirsi in una sala da concerto per condividere l’ascolto di un tale capolavoro è tutt’altra cosa, che può anche risvegliare la mente ed esercitare l’orecchio e la curiosità degli ascoltatori grazie al modo in cui questi preludi e queste fughe sono costruiti, grazie al carattere dei diversi toni o anche grazie al percorso musicale che il musicista invita l’ascoltatore a seguire. Possiamo sempre chiederci che cosa penserebbe Bach di questa nuova esperienza del concerto moderno. Indipendentemente da ciò, questo suo lavoro attraversa i secoli dalla sua composizione, prende forma in nuove situazioni d’ascolto. Probabilmente sarà così per molto tempo a venire, almeno ce lo possiamo augurare di cuore!” (Benjamin Alard)
 

Foto © Bernard Martinez

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