2009/2010

Il Quartetto per archi è da almeno 250 anni la forma più nobile della musica da camera; è un topos che si fonda prima di tutto sulla prassi compositiva e al quale appartengono fin dall’inizio il mito della perfezione della scrittura a quattro voci (“idealizzazione della fuga”, dirà Arrigo Boito nel 1865) e la concezione espressa in una celebre lettera di Goethe a Zelter del 1829: “si ascoltano quattro persone ragionevoli che si intrattengono l’una con l’altra, si crede di capire qualcosa dei loro discorsi e di imparare a conoscere le caratteristiche individuali degli strumenti”. La quintessenza non solo della musica da camera ma della musica strumentale. “La grande e vera missione di tutte le Società del Quartetto è appunto il conservare con religione le reliquie dell’arte strumentale”. E’ ancora Arrigo Boito a scriverlo all’indomani della nascita (1864) della Società del Quartetto di Milano: una storia condivisa con la precedente (1861) Società del Quartetto di Firenze e alla quale appartiene, per il tramite della Società Bartolomeo Cristofori, anche quella della nostra Associazione.
Sono i Quartetti di J. Haydn, a partire dall’op. 33 edita nel 1781, a costituire il canone classico di questa forma. Essi trovano subito il più grande dei riconoscimenti nell’omaggio di Mozart che ad Haydn “Padre, Guida ed Amico” dedica ed affida i sei Quartetti (“i sei miei figli”) composti fra il 1782 e il 1785. Ma ancora nel 1877 il direttore Ferdinand Hiller iniziava devotamente ogni sua giornata con la lettura di un Quartetto di Haydn, una lettura al confronto della quale la lettura di un capitolo della Bibbia per un pio cristiano non poteva fare di meglio. “Ognuno di questi Quartetti”, scrive Carpani nelle Haydnine del 1812, “ dal 20 all’ 82 sarebbe bastato a dare nome di classico al suo autore”. Haydn, secondo la testimonianza da lui resa a Griesinger, cominciò a scrivere Quartetti nel 1750 (recte 1757) per gli intrattenimenti musicali a Weinzierl del Barone Fürnberg; l’ultimo Quartetto, incompiuto, è del 1803 e venne pubblicato postumo con le parole del Lied di W.L. Gleims “tutte le mie forze sono svanite/sono vecchio e debole”. Un corpus di 68 numeri cui si aggiungono le “sette parole” nella versione per quartetto a cui gli Amici della Musica di Padova con il Quartetto Auryn dedicano un progetto triennale avviato con successo in occasione delle celebrazioni del 2009 del bicentenario della morte del compositore. Un progetto che si ricollega alle recenti integrali dei Quartetti di Beethoven e dei Quartetti di Shostakovich.

Accanto a questo ciclo quello delle Suites per violoncello solo di J.S. Bach che T. Demenga presenta assieme a composizioni contemporanee per violoncello solo (nel secondo programma, accanto alle Suites n. 2 e n. 4, E. Carter e T. Demenga). S. Accardo con il suo Quartetto, l’ Estrio e S. Braconi (viola) concludono invece un breve ciclo dedicato alla musica da camera di F. Mendelssohn-Bartholdy (di cui nel 2009 si festeggia il bicentenario della nascita).

Nel programma 2009/2010 degli Amici della Musica seguiranno i concerti di Domenica in Musica (gennaio-marzo 2010) e della IX edizione di Impara l’Arte (2010).