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Ex Novo Ensemble

trio

Bohuslav Martinů

Trio

George Crumb

A Little Suite for Christmas AD 1979 per pianoforte (After Giotto’s Nativity Frescoes in the Arena Chapel at Padua)

Ned Rorem

Trio

Kaija Saariaho

Cendres

Elliott Carter

Enchanted Preludes per flauto e violoncello

George Crumb

Vox Balaenae

Ex Novo Ensemble è nato  a Venezia nel 1979 dalla collaborazione tra un gruppo di musicisti (fra cui i tre protagonisti del concerto) ed il compositore Claudio Ambrosini e rappresenta oggi una realtà di riferimento nel panorama internazionale della musica nuova . Dal 2004 è protagonista altresì del Festival veneziano Ex Novo Musica. Affianca ad una intensa attività concertistica una ricca collaborazione discografica con etichette come Arts, Asv, Kairos, Brilliant, Stradivarius, Dynamic, Ricordi etc.
 

"Confluiscono in questo racconto musicale attraverso la seconda metà del secolo XX un florilegio di influenze molto diverse: dal contrappuntismo di matrice neobarocca ( Martinu) all’originale visione neoclassica di Ned Rorem alle rivisitazioni tardo-novecentesche dell’impressionismo francese (Saarihao e Crumb). L’ecclettismo dell’arte di Elliott Carter fa colloquiare drammaturgicamente diversi personaggi e stati d’animo; un elegante virtuosismo condotto con semplicità quasi infantile riluce nel Trio di Martinu: opera scritta nel 1944, dal suo esilio nel Connecticut, piena di ottimismo, freschezza e gioia di vivere. Infine due straordinarie opere di George Crumb: Vox Balaenae del 1971  imperniato sulla parodia delle misure di apertura di Also sprach Zarathustradi Strauss, ispirato dal canto delle megattere propone un ambiente timbrico fantastico e surreale che evoca “il ritmo ampio della natura” e invita ad uno stato meditativo di sospensione del tempo. Considerati come i pannelli di un affresco, i sette pezzi della Piccola Suite per il Natale del 1979, ispirati agli affreschi giotteschi della Cappella degli Scrovegni, trasmettono stupore e gioia, intima contemplazione meditativa al crocevia tra umano e metafisico.” (Aldo Orvieto)