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19 Gennaio 2009, lunedì    20:15

Quartetto Auryn

Matthias Lingenfelder, violino
Jens Oppermann, violino
Stewart Eaton, viola
Andreas Arndt, violoncello

Joseph Haydn

Quartetto op. 1 n. 6
Quartetto op. 64 n. 4
Quartetto op. 33 n. 6
Quartetto op. 74 n. 3

Sesto concerto
in collaborazione con CARRARO spa

Quartetto in do maggiore op. 1 n. 6 (Hob.III:6)
Presto assai
Minuet
Adagio
Minuet
Finale (Allegro)

Quartetto in sol maggiore op. 64 n. 4 (Hob.III:66)
Allegro con brio
Menuet (Allegretto)
Adagio cantabile e sostenuto
Finale (Presto)

Quartetto in re maggiore op. 33 n. 6 (Hob.III:42)
Vivace assai
Andante
Scherzo (Allegretto)
Finale (Allegretto)

Quartetto in sol minore op. 74 n. 3 (Hob.III:74)
Allegro
Largo assai
Menuet (Allegretto)
Finale (Allegro con brio)

Auditorium C. Pollini

Padova Via Carlo Cassan, 17
Padova, PD 35121 Italia

QUARTETTI OP. 1 E OP. 2
La datazione più verosimile di questi quartetti è quella 1755 – 1761. Copie datate o stampe databili provano che sei di essi sono al più tardi del 1762, uno del 1763, due del 1764 e uno del 1765. L’op. 1 n. 1 fu, secondo la testimonianza di Griesinger, il primo. La successione degli altri non è chiara. La numerazione tradizionale per quel che riguarda l’op. 1 segue la seconda ristampa della prima edizione di La Chevardière di Parigi, mentre per quel che riguarda l’op. 2 segue quella dell’edizione di Amsterdam (J.J. Hummel).

QUARTETTI OP. 64
Se il “Monsieur Jean Tost” a cui questa serie è dedicata nella prima edizione viennese del “Magazin de Musique” sia la stessa persona del violinista Johann Tost (vedi opus 54/55) o un commerciante Johann Tost oppure il violinista che si era messo a fare il commerciante, pur rimanendo un eccellente violinista, si è molto discusso. L’ultima ipotesi potrebbe essere la più probabile. Delle partiture autografe senza dedica ce ne sono rimaste cinque su sei: n. 48 al Royal College of Music a Londra, n. 49 proprietà privata, n. 50 a Winterthur nella Fondazione Rychenberg, n. 52 alla Library of Congress a Washington, n. 53 nella Biblioteca della Musashino Academia Musicae di Tokyo. Sono state tutte datate da Haydn 1790 e numerate nella loro successione. Le edizioni dopo il 1791 portano una diversa successione; quella tradizionale segue l’edizione di Vienna, Hoboken segue invece la prima edizione di Londra. Questa serie corrisponde come dimensioni circa a quella dell’op. 54/55. L’annuncio del 27 febbraio 1791 sulla Wiener Zeitung da parte del primo editore viennese annunciava questi quartetti come di facile esecuzione. Le tonalità sono quelle dell’op. 33 ma in un’altra successione. Con l’indicazione “Menuet” e “Trio” Haydn torna indietro ad uno stile di scrittura precedente l’op. 33.

QUARTETTI OP. 33
I quartetti “russi” sono così chiamati per una notazione che troviamo nella prima edizione completa dei quartetti di Haydn stampata a Vienna: “Dédiés au gran Duc de Russie”. Si intendeva lo zar Paolo I che nel 1781 visitò Vienna come Arciduca assieme alla moglie, di nascita una Principessa von Württemberg: il giorno di Natale 1781 fu organizzato un concerto privato nel quale venne eseguito un quartetto di Haydn, verosimilmente uno dei quartetti dell’op. 33 che in quest’epoca erano del tutto nuovi. Il titolo di “Jungfernquartette” deriva dall’edizione di J.J.Hummel. Più sensata la denominazione “Gli scherzi” perché i minuetti in questo opus si chiamano “Scherzo” e la parte del trio non è indicata (l’indicazione del trio nelle partiturine Eulenburg, per esempio nel quartetto in mi bemolle maggiore, e l’indicazione “Scherzando” invece di “Scherzo”, per esempio in quello in si minore, è falsa). Ciò nonostane questi “Scherzi” hanno la forma del Minuetto e del Trio come nei precedenti quartetti e non sono fondamentalmente molto diversi se non per il fatto che hanno tempi veloci, dall’Allegretto fino all’Allegro di molto. Quattro di essi sono collocati, come nel passato, come secondo movimento, due di essi come terzo movimento, come Haydn aveva già fatto in tre composizioni dell’op. 20. Sul 1782, anno dell’edizione originale, c’è una discordanza. Il 18 ottobre 1781 Haydn riporta al suo editore Artaria che “la elaborazione di sei nuovi quartetti sarebbe stata terminata in tre settimane”; e “che quattro di questi sono già finiti”. (Anthony van Hoboken nella sua cronologia – opera comunque utilissima – ha portato della confusione perché nel suo catalogo delle opere di Haydn ha citato delle lettere del conte Morzin in cui si dice che Haydn avrebbe incominciato a comporre queste opere già nel 1778, senza sospettare che queste lettere erano false). Appena finiti Haydn diede i quartetti, in novembre o dicembre 1781, all’editore. Diversamente da prima lo poteva fare perché nel suo nuovo contratto del 1779 come Maestro di Cappella del Principe Esterházy non era più inserita la clausola che poteva comporre solo per il principe. Secondo le regole dell’epoca del diritto d’autore Haydn poteva avere un onorario solo dalla prima edizione: edizioni successive o ristampe non gli portavano alcun guadagno.
Per questo motivo, prima della edizione a stampa, come farà decenni dopo Beethoven con la sua Missa solemnis, Haydn offrì in vendita a sei ducati delle copie a personaggi di grandi mezzi economici come il Principe Oettingen-Wallerstein e l’Abate Salem e fece la stessa offerta anche a Johann Caspar Lavater aggiungendo la comunicazione che “a Zurigo e Winterthur molti erano gli amanti, conoscitori e sostenitori dell’arte musicale”. Si era molto arrabbiato che Artaria avesse annunciato l’edizione prima di aver fornito a tutti i suoi clienti le copie. Delle copie delle parti, che egli potè far girare, se ne è conservata una nel convento di Melk. Nella parte di violoncello di una seconda copia dello stesso copista sul frontespizio c’è un piccolo ritaglio dove Haydn di sua mano scrisse: “Sei quartetti, di me giuseppe Haydn ppria (manu propria)” e sotto “Prego umilmente d’osservare il piano e forte”. Viene qui confermata la successione che corrisponde all’ordine dei quartetti nell’ordine originale.

QUARTETTI OP. 71 – 74
Lo Jarhbuch der Tonkunst von Wien und Prag così scrisse nel 1796 dei quartetti di Haydn: “l’impronta di un grande genio si trova in maniera eccellente nei nuovi quartetti che ha scritto per il Signor Conte von Apony”. Haydn ha dedicato le sei opere di questa serie al conte ungherese Anton Apponyi, un grane amante della musica: cento ducati la somma pagata per assicurarsi per un anno l’esclusiva di poterli eseguire. Le partiture autografe sono datate 1793 (solo il quartetto in mi bemolle maggiore non è datato); si trovavano originariamente nella Biblioteca di Stato di Berlino in singole buste e solo dopo il 1901 sono state numerate e raggruppate nella successione che corrisponde alle prime edizioni londinesi e viennesi degli anni 1795/96, in cui la serie completa è divisa in due “Opera” ciascuno in tre quartetti. Dalla filigrana della carta dell’autografo la successione potrebbe essere un’altra: re maggiore, si bemolle maggiore (entrambi i quartetti sono forse già del 1792), sol minore, fa maggiore, mi bemolle maggiore, do minore. Si è detto che lo stile di questi quartetti è orchestrale e ciò in relazione alla intenzione di Haydn di far eseguire queste composizioni in concerti pubblici in occasione del suo prossimo secondo viaggio a Londra. E’ quello che fece nel 1794 con Johann Peter Salomon come primo violino che già nel precedente soggiorno di Haydn a Londra (1791/92) si era dato da fare per eseguire alcuni dei quartetti della serie precedente (op.64). Ma in generale la scrittura per gli archi non è affatto orchestrale. Tutt’al più si può notare un tratto quasi sinfonico in alcuni tempi. Così come sono certamente concepite per la sala da concerto le brevi, sonore introduzioni: una scrittura con accordi a corde doppie e unisoni, introduzioni come nel quartetto in re maggiore come in una delle Sinfonie londinesi, oppure corte, come nel quartetto in mi bemolle maggiore, con un corto accordo in mi bemolle come Beethoven poi userà due volte all’inizio della sua Eroica. Ma in Haydn al suo unico accordo segue una grande pausa.

Georg Feder – Haydns Steichquartette – Ein musikalischer Werkführer – München, 1998 – Verlag C.H.Beck

Ciclo A
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